Un sub è morto durante un'immersione all'isola di Giannutri mentre
era in compagnia di due amici, ora sotto choc. A dare l'allarme è stata
una pattuglia dei carabinieri che ha allertato la Guardia Costiera e il
118. In zona era presente anche un medico in vacanza
sull'isola che ha tentato di rianimare il sub ma non c'è stato nulla da
fare.
Ora sono in corso le indagini per ricostruire cosa sia accaduto.
Poco più di un anno fa un'altra tragedia era accaduta nelle acque
dell'Argentario, con tre sub stroncati da un fiume di monossido di
carbonio finito nelle loro bombole durante un'immersione al largo delle
Isole Formiche.
Per quei tre decessi, avvenuti il 10 agosto 2014, a luglio sono stati
rinviati a giudizio Andrea Montrone e Maurizio Agnaletti,
rispettivamente titolare e collaboratore del diving di Talamone che
fornì le bombole da immersione con l'accusa di omicidio colposo plurimo.
Per loro il processo inizierà il 4 dicembre prossimo.
giovedì 13 agosto 2015
venerdì 3 aprile 2015
Hayley, muore a 17 anni: "Aveva il corpo di una centenaria"
Hayley Okines, 17enne inglese, ha combattutto fino all'ultimo per fronteggiare la sua malattia. La ragazza, affetta da progeria
- una patologia che causa l'invecchiamento precoce del paziente - si è
spenta la notte del 2 aprile scorso. Alla coraggiosa adolescente i
medici avevano detto che sarebbe morta all'età di 13 anni. Come
riporta il Mirror,
Hayley ha lottato come una leonessa, ma nonostante la terapia
sperimentale alla quale è stata sottoposta negli Usa, la ragazza non ce
l'ha fatta. Il suo corpo invecchiava otto volte più velocemente
di quello dei suoi coetanei. "A 17 anni - spiega la mamma Kerry Okines -
aveva le fattezze di un'anziana di 104 anni. La sua testa però era
quella di una comune adolescente". Di questa malattia ne esistono solo
50 casi nel mondo.
Il calvario di Hayley inizia qualche mese dopo la nascita, nel 1997. La bimba infatti cammina, gioca, ma non cresce. A 13 mesi indossa i vestiti di una neonata di tre. A questo punto i genitori la portano da uno specialista e dopo accurate analisi arriva la diagnosi: progeria con un'aspettativa di vita di 13 anni. "Io e mio marito - racconta Kerry - siamo caduti in depressione, non potevamo accettare che la nostra bambina se ne sarebbe andata così in fretta. Ma poi abbiamo reagito per lei e abbiamo cercato di farle vivere una vita speciale dal momento che sarebbe stata così breve. Mia figlia ha incontrato il principe Carlo, Justin Bieber, ha nuotato con i delfini e ha viaggiato in tutto il mondo". Nel 2007 si accende una speranza per Hayley. Negli Usa stanno sperimentando una terapia per arrestare l'invecchiamento precoce. Si tratta di una terapia sperimentale fino a quel momento testata solo sui topi. Ma la coraggiosa ragazza decide di provare. È la sua ultima speranza. Dopo un primo periodo molto duro, il corpo di Hayley si adatta ai farmaci e grazie alle cure avvenieristiche, ma anche alla sua grande forza di volontà, la ragazza riesce a superare le aspettative di vita dei medici. E si spegne all'età di 17 anni. Ne dà la notizia la mamma su Facebook: "Siamo orgogliosi di lei".
Il calvario di Hayley inizia qualche mese dopo la nascita, nel 1997. La bimba infatti cammina, gioca, ma non cresce. A 13 mesi indossa i vestiti di una neonata di tre. A questo punto i genitori la portano da uno specialista e dopo accurate analisi arriva la diagnosi: progeria con un'aspettativa di vita di 13 anni. "Io e mio marito - racconta Kerry - siamo caduti in depressione, non potevamo accettare che la nostra bambina se ne sarebbe andata così in fretta. Ma poi abbiamo reagito per lei e abbiamo cercato di farle vivere una vita speciale dal momento che sarebbe stata così breve. Mia figlia ha incontrato il principe Carlo, Justin Bieber, ha nuotato con i delfini e ha viaggiato in tutto il mondo". Nel 2007 si accende una speranza per Hayley. Negli Usa stanno sperimentando una terapia per arrestare l'invecchiamento precoce. Si tratta di una terapia sperimentale fino a quel momento testata solo sui topi. Ma la coraggiosa ragazza decide di provare. È la sua ultima speranza. Dopo un primo periodo molto duro, il corpo di Hayley si adatta ai farmaci e grazie alle cure avvenieristiche, ma anche alla sua grande forza di volontà, la ragazza riesce a superare le aspettative di vita dei medici. E si spegne all'età di 17 anni. Ne dà la notizia la mamma su Facebook: "Siamo orgogliosi di lei".
venerdì 6 marzo 2015
Massacrato dai bulli, 14enne chiede di morire in riva al mare: i genitori lo accontentano
Antonio de Jesus Lopez Monje non ce l'ha fatta. A 16 mesi dal brutale
pestaggio è morto a 14 anni in un letto nella casa della nonna. In riva
al mare, così come aveva desiderato.
A ucciderlo è stato un gruppo di bulli che si è scagliato contro di lui all'uscita da scuola nella città di Amozoc, in Messico. Senza un apparente motivo lo hanno pestato a calci e pugni e lo avevano lasciato a terra. Trasportato in ospedale, per i medici è stato subito chiaro che le condizioni del ragazzo erano disperate: con un grave danno cerebrale e un enorme ematoma alla testa, Antonio è entrato in coma poco dopo il ricovero. Ne è uscito solo dopo un intervento chirurgico, ma con ferite profonde nel corpo e nel cuore: Antonio aveva perso metà dei suoi ricordi, il danno cerebrale gli aveva paralizzato metà del corpo e aveva perso il 60% della vista. Un calvario che è passato attraverso 9 operazioni, alla fine delle quali le speranze di ridare una vita normale ad Antonio si erano sempre più affievolite. «Per tanto tempo ci siamo aggrappati alla speranza che sarebbe uscito dall'ospedale e sarebbe tornato a casa – ha detto Roberto, il papà del ragazzino - Ma quando abbiamo sentito che la sua condizione peggiorava e preoccupava sempre di più, abbiamo iniziato a credere che tutto l'aiuto dei dottori non lo stava aiutando». E così, contro il parere dei medici, hanno portato via il figlio dall'ospedale per esaudire il suo desiderio: andare in riva al mare. «Voleva sentire le onde e l'odore della brezza marina, toccare la sabbia – ha continuato il papà - così alla fine abbiamo deciso di farlo uscire». Antonio è andato ad abitare con la nonna a Ensenada, una città costiera nel nord-ovest del Messico. Tre mesi in riva al mare, il suo ultimo desiderio. Poi è morto.
«Per colpa di questo attacco insensato abbiamo perso la cosa più preziosa, nostro figlio - ha concluso Roberto - Mi auguro che gli individui che hanno fatto questo al mio bambino possano marcire all'inferno». Per l'attacco ad Antonio sono stati denunciati sette ragazzi: adesso sono in attesa di un processo per omicidio.
A ucciderlo è stato un gruppo di bulli che si è scagliato contro di lui all'uscita da scuola nella città di Amozoc, in Messico. Senza un apparente motivo lo hanno pestato a calci e pugni e lo avevano lasciato a terra. Trasportato in ospedale, per i medici è stato subito chiaro che le condizioni del ragazzo erano disperate: con un grave danno cerebrale e un enorme ematoma alla testa, Antonio è entrato in coma poco dopo il ricovero. Ne è uscito solo dopo un intervento chirurgico, ma con ferite profonde nel corpo e nel cuore: Antonio aveva perso metà dei suoi ricordi, il danno cerebrale gli aveva paralizzato metà del corpo e aveva perso il 60% della vista. Un calvario che è passato attraverso 9 operazioni, alla fine delle quali le speranze di ridare una vita normale ad Antonio si erano sempre più affievolite. «Per tanto tempo ci siamo aggrappati alla speranza che sarebbe uscito dall'ospedale e sarebbe tornato a casa – ha detto Roberto, il papà del ragazzino - Ma quando abbiamo sentito che la sua condizione peggiorava e preoccupava sempre di più, abbiamo iniziato a credere che tutto l'aiuto dei dottori non lo stava aiutando». E così, contro il parere dei medici, hanno portato via il figlio dall'ospedale per esaudire il suo desiderio: andare in riva al mare. «Voleva sentire le onde e l'odore della brezza marina, toccare la sabbia – ha continuato il papà - così alla fine abbiamo deciso di farlo uscire». Antonio è andato ad abitare con la nonna a Ensenada, una città costiera nel nord-ovest del Messico. Tre mesi in riva al mare, il suo ultimo desiderio. Poi è morto.
«Per colpa di questo attacco insensato abbiamo perso la cosa più preziosa, nostro figlio - ha concluso Roberto - Mi auguro che gli individui che hanno fatto questo al mio bambino possano marcire all'inferno». Per l'attacco ad Antonio sono stati denunciati sette ragazzi: adesso sono in attesa di un processo per omicidio.
Papà malato terminale rinvia l'eutanasia per andare allo stadio con la figlia
'Non camminerai mai solo'. Con un tweet la sua squadra del cuore, quella del Bruges, si è stretta in un commovente abbraccio alla famiglia di Lorenzo Schoonbaert.
L'uomo, malato terminale di 41 anni, come riporta 'The Indipendent' ha rimandato l'eutanasia, legale in Belgio, per esaudire l'ultimo desiderio: vedere vincere i neroblù allo stadio con al fianco la moglie e la figlia di sette anni.
Così è stato. Nella notte di martedì i suoi cari hanno annunciato su Facebook che Lorenzo ora «non c'è più ma ci guarda da lassù».
L'uomo, malato terminale di 41 anni, come riporta 'The Indipendent' ha rimandato l'eutanasia, legale in Belgio, per esaudire l'ultimo desiderio: vedere vincere i neroblù allo stadio con al fianco la moglie e la figlia di sette anni.
Così è stato. Nella notte di martedì i suoi cari hanno annunciato su Facebook che Lorenzo ora «non c'è più ma ci guarda da lassù».
Maltempo, muore per il monossido di carbonio, gravissima una donna: mancava l'energia
Un uomo di 48 anni è morto e la donna che era con lui è stata
ricoverata in gravissime condizioni per le esalazioni di monossido di
carbonio. È successo a Casore del Monte, sulle colline Pistoiesi, una
zona che da ieri, dopo la tempesta di vento, è senza elettricità.
L’allarme è scattato intorno alle 14 di oggi, venerdì 6 marzo. Era
stato il fratello di Signorini, Gennaro, con cui insieme gestiva
un'officina meccanica a Montemurlo, a chiamarlo diverse volte al
cellulare. Non avendo ricevuto risposta Gennaro Signorini si è messo in
contatto con i parenti della cognata. E' stata proprio la sorella della
donna, con il marito, a giungere per prima alla villetta e a fare la
tragica scoperta. Signorini era ormai deceduto, la donna, in stato di
incoscienza, è stata rianimata dalle squadre dei soccorritori inviati
dal 118 e qiundi trasportata d'urgenza all'ospedale di Pescia, dove è
ricoverata in rianimazione.
Morti anche cinque dei nove cani della coppia, i primi
ad essere notati dalla donna nella villetta posta ai margini del bosco, e
in cui tutt'intorno gli alberi spezzati testimoniavano della tempesta
di vento avvenuta poche ore prima. A salvarsi, grazie all'intervento dei
vigili del fuoco, che hanno subito somministrato loro dell'ossigeno,
sono stati tre cuccioli di un paio di settimane e uno di circa tre mesi.
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