Il Senato ha approvato in prima lettura il ddl di riforma della Costituzione con 183 voti a favore,
nessun contrario e 4 astenuti. Le opposizioni non hanno partecipato al
voto, alcuni come Lega e Gal lasciando l'aula, mentre diversi senatori
(anche dissidenti rispetto ai propri gruppi) sono rimasti ma astenendosi
dal voto. Il ddl passa ora all'esame della Camera, per la seconda delle
quattro letture costituzionalmente prescritte.
«Ci vorrà tempo, sarà difficile, ci saranno intoppi. Ma nessuno potrà
più fermare il cambiamento iniziato oggi #italiariparte #lavoltabuona».
Lo scrive il premier Matteo Renzi a pochi muniti dall'approvazione dell
ddl sulle riforme al Senato.
Mentre il capigruppo di Fi Paolo Romani teneva la sua dichiarazione di
voto sulle riforme, tutti i senatori di M5S hanno lasciato l'Aula del
Senato attraversandola platealmente in fila indiana dietro al loro
capogruppo Petrocelli. Alcuni di loro hanno fatto il segno di Vittoria
con indice e medio della mano a favore dei fotografi in tribuna.
Il Pd «Il nostro sistema pubblico ha bisogno di riforme
finalmente realizzate, non solo immaginate». Così il capogruppo Pd
Luigi Zanda, nel dichiarare: «I senatori del Pd voteranno a favore della
riforma» costituzionale. «Dispiace» che i senatori M5S siano «usciti
dall'Aula: questo atteggiamento non corrisponde alla mia idea di
Parlamento», afferma. il capogruppo Pd al Senato. Il ddl Boschi, osserva
Zanda, «sarà approvato da un consenso più largo della maggioranza di
governo. Così deve essere perchè le regole del gioco non si modificano
senza interpellare tutti».
I dissidenti Pd «Non partecipo al voto perchè non
intendo condividere, almeno in questa prima lettura, una riforma
costituzionale che ritengo sbagliata per quattro ragioni principali. La
prima ragione è costituita dai tempi. La priorità del governo avrebbe
dovuto essere l'economia. La notizia di questi giorni non è il Senato
che approva questa legge ma l'Italia in recessione». Lo scrive oggi sul
suo blog Massimo Mucchetti, parlando del percorso delle riforme
costituzionali che si conclude oggi in prima lettura a palazzo Madama.
Sel non vota «Abbiamo deciso, insieme a tutte le altre
opposizioni, di astenerci dal voto finale sulla riforma della
Costituzione, invece di limitarci al voto contrario, per segnalare che
questa riforma è stata imposta con la forza muscolare e con ottusa
brutalità dal governo e da una metà del Senato». Lo afferma la
presidente del gruppo Misto-Sel Loredana De Petris. «Governo e
maggioranza - prosegue la presidente De Petris - hanno deciso di
procedere seguendo una logica diametralmente opposta a quella che si
deve adoperare quando si tratta di riformare la Carta fondamentale della
Repubblica, dunque di regole che devono valere non per oggi e per
qualcuno ma per decenni e per tutti. Proprio per questo sarebbe
imperativo cercare l'accordo più vasto possibile e ascoltare tutti. Il
governo ha invece deciso di procedere per la sua strada, ignorando e
insultando le opposizioni, facendo valere solo la legge del più forte».
Ncd «Oggi si apre davanti a noi una scommessa di mille
giorni, alla quale siamo chiamati a partecipare con attitudine
costituente. Abbiamo cominciato cambiando noi stessi, dovremo concludere
il cammino cambiando l'Italia». Così Gaetano Quagliariello (Ncd) nella
dichiarazione di voto sul ddl riforme al Senato. «Abbiamo davanti a noi
una grande occasione e la consapevolezza che difficilmente ve ne sarà
un'altra. Per questo il Nuovo Centrodestra dirà sì a questa riforma».
La Lega «Non possiamo condividere questa esperienza
fallimentare - ha spiegato Centinaio - La pochezza dei risultati, gli
atteggiamenti, il percorso fin qui svolto ci hanno spinto a considerare
che non meritate nemmeno il nostro voto. Non possiamo essere complici di
chi sta affossando questo Paese». Il senatore leghista ha attaccato
duramente il premier Matteo Renzi («rampante e all'apparenza
riformista») ma ha puntato il dito anche contro il presidente del Senato
Pietro Grasso per la gestione dell'Aula durante il dibattito sul ddl.
«E ci aspettavamo anche dal presidente della Repubblica un altro
comportamento», ha aggiunto.
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